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8 Gen

Giovanni Iudice: il ritrattista della realtà

Se avete scelto la Sicilia per passare le vostre vacanze o anche solo per un weekend, non potete perdere la mostra di Giovanni Iudice nel Convento del Carmine a Modica.

modica_ s giorgioFino al 5 febbraio, questa cittadina non vi travolge solo per l’esuberanza dei suoi monumenti barocchi, così straordinari da entrare nella lista del patrimonio Unesco nel 2002, ma vi propone nel Convento del Carmine una serie di disegni e dipinti realizzati da un siciliano che dal 1992 cattura scorci della sua terra e li traduce in pittura.

La mostra in Sicilia

Fin dalla prima sala, sarete in balìa di un realismo cristallino e spietato, perché cristallina e spietata è la luce che bagna Gela, in quella Sicilia estrema dove Iudice vive e lavora: una luce che non perdona, che scende scandagliatrice fin quasi dentro il DNA di noi siciliani.

Scoprirete come le coste dell’isola diventino il teatro del suo sguardo, diviso tra il radioso brulicare di turisti che si rilassano sotto gli ombrelloni e al contempo il dramma di migliaia di migranti che approdano disperati. E rimarrete imbrigliati in questa altalena visiva, spinti fino all’ultima opera alla ricerca della verità.

Le sezioni della mostra di Iudice

La prima sezione della mostra è dedicata al ciclo dei clandestini, cominciato nel 2003 quando Iudice compie un viaggio a Lampedusa, nel quale rileva la compresenza di vacanzieri, che si godono il soggiorno balneare, e di migranti, che sbarcano e vengono stipati nei centri di accoglienza: vite parallele che non si incontrano mai.

Umanità IudiceIl ciclo trova la sua consacrazione in Umanità, esposta nel 2011 alla Biennale di Venezia. Su una spiaggia, in una notte nera, si raduna un gruppo di giovani africani: sono rannicchiati in silenzio, in primo piano uno di loro ci fissa e ci accusa, mentre sullo sfondo una volontaria solleva un neonato e altri tre sostengono una salma. Una figurazione attenta, lenticolare, didascalica, realizzata ad olio, alla quale si aggiungono inserzioni materiche: sabbia, resina e stoffa, addentellati di un presente che grida di essere ascoltato. Anche tutte le altre opere della sala, riecheggiano la stessa denuncia, ma soprattutto propongono una riflessione sulle cause delle migrazioni e i relativi risvolti.

Un’altra sezione approfondisce l’intimismo degli “interni”: tele e cartoncini mostrano ambienti domestici, ripresi da vedute di scorcio, angolazioni dal basso, tagli fotografici. Il nudo è protagonista in camera da letto, nei riflessi di uno specchio, dentro una doccia, sul divano. Lo sguardo della modella ci scruta, mentre il pennello del pittore definisce l’anatomia del suo corpo, il soffice velluto della poltrona, la plasticità delle piastrelle in graniglia.

Turisti sulle spiagge

Poi si passa alle sale dedicate ai turisti sulle spiagge, da quelle vicino a Gela fino quelle delle Egadi e delle Eolie.

l anima del mare IudiceIn Anima del mare si sente il vento che spinge i cespugli sulle dune e provoca la schiuma sulle onde, lo sciabordio dell’acqua sulla battigia e quindi ci si sofferma sui gesti dei numerosi bagnanti. E ancora Favignana, Solaris, Laddove corrono le nuvole mostrano persone intente a fare il bagno, chiacchierare sulla riva o giocare a carte: propongono tutte lo stesso tema e una linea d’orizzonte molto più bassa rispetto alle opere esposte nelle prime sale.

Guardando l’intera mostra, sembrerebbe che a livello compositivo, Iudice preferisca un’inquadratura “dal basso verso l’alto” o comunque “ad altezza occhio” per i migranti, come se l’artista cercasse un dialogo tra pari, mentre per i bagnanti e i vacanzieri adotti sempre un punto di vista dall’alto verso il basso, un’angolazione a piombo, che lascia trasparire il suo volersi staccare dalla massa, troppo attenta a piaceri effimeri e non ai veri problemi del mondo contemporaneo.Vertigo Iudice

Iudice a confronto

Se per la perizia nel disegno, Iudice si potrebbe comparare ai padri del Rinascimento, invece la capacità di riportare il visibile sulla tela concentrandosi sugli effetti luministici rivela lo studio dei grandi “maestri della luce”: Caravaggio, Vermeer e Hopper. Soprattutto affini a quest’ultimo, sono le ombre nette dei bagnanti, i corpi inondati da quella luce di taglio, che invade folle di uomini e donne, e li rende soli.

A livello concettuale, la cruda analisi del pittore siciliano sulla società, assuefatta agli sbarchi clandestini di migranti, si potrebbe avvicinare a certe riflessioni di Andy Warhol, che già dagli anni ’60 denunciava proprio la superficialità della società contemporanea, anestetizzata dai mass media.

Katia Giannetto

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